17 giugno 2012

"...il Pizzicantò?! Esce mo che fa scuro..."

Il Molise mi sorprende perché è come un artista rozzo: ha potenzialità uniche e carattere chiuso e schivo. Roba che se racconti in giro che ha risorse inimitabili la gente non ci crede!
Ho scoperto da un paio di mesi che in un giorno non precisato dell'anno e ad un'ora non precisata, nel paese di Castellino sul Biferno ci sarebbe stata una manifestazione straordinaria: il "Pizzicantò"!


Ho cercato informazioni su internet, fotografie, video, locandine su Facebook...niente di niente se non rarissime testimonianze di chissà quanti anni fa.
Prima che una qualsiasi associazione fotografica delle nostre parti metta le mani su queste manifestazioni, rendendole un ritrovo per fotoamatori alla ricerca di premi di concorsi appositamente organizzati, è bene farsi un archivio di immagini che raccontano eventi non ancora diventati "commerciali".
Con qualche informazione presa al volo, il 12 giugno, vigilia della festa di Sant'Antonio di Padova, io ed Antonio ci siamo organizzati per andare a vedere con i nostri occhi la sostanza della festa.
Castellino sul Biferno non è un paese chissà quanto grande; non è neppure posizionato su qualche cucuzzolo visibile dai belvedere degli altri paesini dei dintorni. Lui sta lì, per conto suo, e per alcuni aspetti si lascia mortificare dal tempo e da qualche idea geniale delle nuove architetture. Ne è un esempio una specie di campanile (che campanile non è perché appartiene ad una scuola del paese) disegnato in chiave non direi moderna ma stile cartone animato giapponese: forme strane e colori abbinati da qualche "artista" daltonico!!! 
Oltre queste brutture (...che peccato...), tante sono le case svuotate e sigillate da porte e finestre che hanno rughe profonde e sbiadite perché cotte di sole. Non ho visto una sola persona affacciarsi ai balconi del corso. Se ne avessi intravista qualcuna le avrei chiesto sicuramente di farmi salire a fare qualche foto!!!


Tutti queste riflessioni ci venivano spontanee passeggiando per le strade molto vuote del paese. Ogni tanto c'era qualche portoncino aperto e delle persone a chiacchierare fuori sfruttando le giornate lunghe di giugno. E poi ecco i primi fuochi; infatti per questa festa vengono preparati dei cumuli di legna a cui viene data vita con fiamme abbastanza alte.
Davanti a questi fuochi ci si passa, ci si fa la croce e, chi ce l'ha, prende immagini di Santi ed i rametti di domenica delle palme e li dona al fuoco sacro di Sant'Antonio che ringrazia con lampate improvvise.


Ad alcune persone trovate nei vicoli abbiamo provato a chiedere informazioni sul Pizzicantò, ma forse nessuno s'è mai posto il problema di darsi un punto ed un orario di partenza: nelle nostre realtà le cose si fanno o "...quando riesce il sole..." o "...quando si fa più scuro..."! Le persone ti dicono proprio così!!!


Non la vedo come una questione di disorganizzazione, anzi: secondo me queste incertezze sono una opportunità. Ti danno il modo di conoscere meglio il posto dove ti trovi. Non avendo un orario non hai neppure vincoli. E non hai nemmeno la noia di contare il ritardo che si sta sommando, secondo dopo secondo, dall'appuntamento ufficiale! Tu stai lì e quando qualcuno decide di partire e vivi tutta la situazione come una bella sorpresa. Il Molise è così: fa le sue cose quando gli pare...chi c'è, c'è...gli altri non sanno cosa si perdono.


Mentre tutto il paese era un piccolo collage di fuochi accesi governati da qualche anziano, altari dedicati al Santo ed una sola bancarella, ecco spuntare d'improvviso tante persone di cui non sapevo di conoscerne molte! Se "è piccolo il mondo", figuriamoci il Molise! Neppure il tempo di scambiare qualche saluto che già alcune pertiche erano state alzate e le prime "piramidi" cominciavano a costruirsi.


Lo scopo del Pizzicantò è questo: alcune persone, non necessariamente del posto (hanno proposto anche a me di partecipare attivamente), si dispongono in tre livelli: sotto sotto ci sono gli uomini più robusti sulle cui spalle salgono e si mettono in piedi persone più leggere. Sopra sopra, invece, un solo componente fa da testa a questa piramide. Questa composizione di muscoli ed equilibrio parte da un punto del paese e, ruotando intorno all'asse della pertica, cammina lungo il corso del paese fino ad arrivare in un'altra piazzetta.
Di queste piramidi ne partono più di una. Chi arriva infondo può scendere dal suo castello e decidere di ritornare alla piazza di partenza e riformarne un altro.


La sfilata è vivace e fa venire le vertigini anche a chi guarda da giù perché pare sempre che si stia correndo il rischio di veder crollare questa struttura fatta di persone. Difatti, proprio per scongiurare cadute rovinose, i personaggi coinvolti nel Pizzicantò cantano una canzoncina che prega quelli che sono alla base del cono di fare attenzione e di non mollare! Se qualcuno cede, il rischio è quello di "fare la botta"!!!

I gruppi sono composti da ragazzi e ragazze, uomini e donne, bambini e bambine. La festa è di tutti e per tutti.
Quando la sfilata si avvia alla conclusione si aspetta l'arrivo dell'ultimo gruppo e "si butta la pasta". Infatti in un largo del corso, dentro grossi pentoloni, bolle l'acqua che renderà buone le "sagnitelle" cioè una pasta lunga, poco più doppia degli spaghetti e a sezione quadrata. Ovviamente si tratta di pasta fatta in casa!


Quest'anno, al prezzo molto cortese di €1,00, ti compravi il piatto di carta e la forchetta e andavi a farti riempire il tuo ottimo piatto di sagnitelle a sugo! Il Molise è anche molto generoso!!!


La stessa sera, a pochi chilometri di distanza, si festeggiava Sant'Antonio in maniera più o meno simile. A Petrella, infatti, venivano riproposti i fuochi accesi lungo le strade e le sagnitelle aggiustate con i ceci. Niente Pizzicantò però! Solo tavolate animate da fisarmoniche e chitarre sotto le voci dei canti popolari e folkloristici.
E qualcuno si faceva pure un ballo!


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