13 dicembre 2013

Tema: "La camera oscura". SVILUPPO:

Non è che mi sono dimenticato del mio diario: qua sopra ci vanno le cose veramente importanti!!! (Bella scusa...sono parecchio impegnato, questa è la verità).
Comunque. Stop alle chiacchiere. Segniamoci qualcosa. Il 24 novembre 2013 ho preso:
- tre rullini che avevo impresso e conservato nella libreria,
- alcune fotocopie sul mondo della pellicola,
- e una botta forte di coraggio
ed ho iniziato tutto il processo che conduce allo sviluppo della pellicola.


La gamba era in moto perpetuo (tipico di quando mi agito), il cuore sfondava il taschino della camicia e, di tanto in tanto, dovevo raccoglierlo dalla scrivania e ringoiarmelo per poter continuare a vivere una di quelle emozioni che pare stiano lì a puntarti un'arma da fuoco contro.
Direte che sono esagerato...adesso che è tutto fatto più o meno lo dico anche io, però con lo sviluppo della pellicola c'è un detto/proverbio/leggenda che afferma che se sbagli lo sviluppo perdi tutto. Vuol dire che è come se non avessi scattato nulla!
Siccome nei miei tre rullini ero convinto di aver incastonato schiarde di realtà importanti ed irripetibili, avevo buone ragioni per essere assalito dal terrore.

Nell'ordine ho aperto la scrivania, ho preso la mia sacca nera che ho comprato su internet cliccando sulla voce "camera oscura portatile" e c'ho messo dentro lo stappa bottiglie, le forbici con la punta arrotondata, la tank (un barattolo che non fa entrare luce) ed il primo rullino. Mi sono seduto, composto, sulla sedia di legno della camera, ho tirato su le maniche ed ho inserito le braccia nella sacca.
Sapete che si fa, lì dentro, senza poter vedere?
Si rompe il rullino con lo stappa bottiglie (in realtà ci sta uno strumento apposito ma, in mancanza di euro da buttare, funziona benissimo), si srotola e se ne taglia la codina. Sempre con le forbici, si smussano gli angoletti del nastro fotosensibile e poi si inserisce il tutto nella spirale della tank. Detto in parole semplici: si avvolge la pellicola dentro ad un marchingegno circolare che, quando c'è umidità, spesso e volentieri s'inceppa! Naturalmente, vivendo uno stato di tensione notevole, le mie mani all'interno della sacca oscura erano sudate...e la pellicola s'inceppava!!!
Morale della favola, per ogni pellicola, ho impiegato fino ad un quarto d'ora per l'avvolgimento. L'operazione, quando va a buon fine, dura anche meno di un minuto!
A quel punto, inserita la spirale dentro la tank, tutte le operazioni le ho potute fare alla luce del sole (e manco tanto perché nevicava)!

12 giugno 2013

Camera (poc)oscura

Faccio un po' di conti. Più o meno avrò scattato circa 70.000 (si legge settantamila!!!) fotografie: bruciate, mosse, sfuocate, insignificanti, significative, in famiglia, dentro e fuori casa. Scattato...
Ma quante foto ho "fatto"?! Voglio dire: quante immagini mi son venute fuori dalle mani? Da stasera posso dire che ne ho tirate fuori circa 20 (si legge venti!!!).

Qualche settimana fa, una persona carissima, mi ha telefonato per dirmi che in soffitta aveva trovato l'ingranditore che mi aveva promesso e che potevo andare a prenderlo quando mi riusciva. Così l'ingranditore e diverse buste di accessori hanno trovato momentaneamente posto sui sedili della multipla di famiglia.


Stasera, dopo un po' di tempo, l'ingranditore è entrato in funzione in una camera oscura improvvisata nel salone della mia casetta di campagna. L'ambiente, anche con le persiane chiuse, generalmente si arrende a pochi ma insistenti raggi di luce. Ho preso il blocco delle note ed ho segnato, sotto il titolo "da comprare" la prima cosa: "SACCHI DA SPAZZINO", quelli nerissimi facilmente applicabili sui vetri delle finestre per opporsi all'invadenza della luce.
Ho preso una lampada da comodino, ho sostituito la lampadina semplice con quella rossa e...niente! Ho ripreso il taccuino ed ho segnato: "LAMPADINA ROSSA". Senza di quella non è che si può andare lontano e allora mio padre ha trovato una busta rosa di quelle che si usano per la spazzatura. Come dei veri professionisti abbiamo messo al governo l'arte dell'arrangiarsi: con il sacchetto rosa abbiamo coperto la luce della cappa della cucina ed è venuto fuori un ambiente rossiccio tendente all'arancio!

Ma sul resto ero attrezzatissimo: sapevo perfettamente che in camera oscura è importante avere l'acqua nelle bacinelle a temperature ben calibrate. Ricordavo che mia madre, quando faceva il bagnetto a mio fratello più piccolo, immergeva il gomito nella vasca e si regolava. Io sono stato più preciso di lei: ho comprato un bel termometro a forma di pesciolino...proprio quello che le mamme usano quando fanno il bagnetto ai bambini!!!
A questo punto ho tirato fuori dal borsello il soffietto porta negativi già sviluppati di un rullino a colori. Come potete leggere, sono stato un maniaco della precisione: praticamente, di tutte le regolette che girano sul web (buio totale, lampadina rossa e pellicola b/n per stampe in b/n) non ne ho rispettata manco una. Arronzone.

Per quanto sia notoriamente romantico, deluderò le vostre aspettative quando non scriverò de "...l'odore degli acidi e del loro fascino...", de "...l'emozione che ho provato quando ho visto comparire la foto..." e così via! Gli acidi che ho comprato, a quanto pare, non puzzano di niente. Mi sono messo a "sniffarli" a tutta forza ma non sono riuscito a sentire niente. Non so se il progresso ha inciso su questa cosa oppure se sto perdendo il fiuto.
Riguardo alle emozioni, invece, credo che le più grandi le ho provate perché questa esperienza l'ho vissuta con mio padre. Per lui è stato come tornare indietro di vent'anni, quando aveva la passione per la fotografia e gli scatti se li stampava in soffitta. Ero piccolissimo ma c'ero: c'ero perché nelle sue stampe in bianco e nero, di tanto in tanto, spunto anche io e vado orgoglioso di quei ritratti.

Per me, invece, stampare le foto di questa sera è stato come costruirmi un ricordo, di quelli che mai nessuno potrà toglierti da dentro. Sono ricordi passati per lo lo sviluppo e per il fissaggio!!!
Non ho avuto bisogno di nulla; nessun libro guida o video tutorial. Con mio padre è così: si va ad occhio e sentimento senza badare troppo alle istruzioni o ai consigli degli esperti. Il tempo di impressione e di sviluppo si conta più o meno a mente, se proprio si deve. Ed io l'ho seguito senza dubitare un attimo.

La carta su cui abbiamo provato riporta il prezzo in lire. Si tratta di fogli di una ventina d'anni fa. Il primo di questi, siccome stava in cima alla risma, doveva essere bruciato ed infatti il tentativo iniziale ha prodotto un'immagine direttamente nerissima.
Il secondo giro è andato meglio del primo; il terzo meglio del secondo e poi via via a migliorare. Tanto per la cronaca, quando la serata di stampa andava a chiudersi, ecco che, magicamente, la lampadina rossa che fino ad allora era risultata non funzionante, si è allegramente accesa provocando imbarazzo alla busta rosa che aveva umilmente svolto il suo compito in maniera egregia. Ormai, però, il grosso era fatto e l'orologio lasciava immaginare che mia madre, a casa, stesse sbraitando perché "Z'è fatt nott e qua nisciun z'aretira a magnà!!!" ("E' tardi e nessuno rientra a cenare!!!).

Abbiamo riacceso le luci ed ho pensato: "...facciamo un po' di foto a tutto il set e ai due stampatori!". Ho preso il telefonino, ho messo a fuoco e "TuRuTu". Batteria scarica. Questa sera, quindi: non ho scattato nulla; ho fatto una ventina di foto; ho passato delle ore meravigliose con mio padre. Meglio di così...

1 marzo 2013

'ngopp u p'razz!

...poi vai in giro e vedi un sacco di alberi con i rami imbustati! Se devo dire la verità, questo tipo di "confezionamento" non mi ha mai convinto, a maggior ragione adesso che se scatto una foto ad un albero non posso accettare che tra le foglie spunti qualche bandierina di plastica.
L'ultimo giorno di Carnevale, a Guardialfiera, pare che si usi fare gli innesti e così, quest'anno, uno zio anziano di Maria mi ha portato se confessandomi che dopo quell'innesto non ne avrebbe fatti mai più visto che le sue mani cominciavano ad avere qualche difficoltà.
Carnevale 2013 è durato molto poco, chiudendosi il 12 febbraio, pertanto il martedì grasso, quello degli innesti, era una giornata fredda e nuvolosa, non congeniale alle attività in campagna.
Zì 'Chele, così si chiama lo zio, inizialmente non era molto convinto di uscire di casa ma poi, visto che mi aveva aspettato con tanto entusiasmo, non ha badato al freddo e, proteggendosi le orecchie con un giro di sciarpa, mi ha fatto strada verso la sua masseria.


Alle sue cose ci tiene molto zì 'Chele! Nella casa di campagna ha un sacchetto, chiuso col doppio nodo, già pronto con gli attrezzi per l'innesto: forbici da potatura, seghetto, puntello di legno, puntello di ferro, spago e busta di plastica.
Se gli attrezzi sono sempre quelli da anni e anni, i rami da innestare, invece, devono essere belli giovani! Ci servono dei rametti almeno a "tre-quatt'occhije" cioè con tre o quattro boccioli chiusi pronti a sbocciare (se la fortuna vuole).


Ed infine ci vuole quel poco di attenzione e di esperienza per sapere quali combinazioni tra alberi e rami puoi fare. Se metti un ramo di melo su un albero di abete...non uscirà mai un albero di Natale!
Ad esempio noi abbiamo preso due rametti di pero con l'intento di metterli su un albero di pere selvatiche "u p'razz".


Quindi abbiamo segato un ramo robusto ma non eccessivamente grande ed abbiamo pulito, con il coltellino, la superficie di taglio. Poi, battendo con una pietrona sulle forbici messe a spacco sul ramo, abbiamo preparato l'apertura in cui sistemare i due rametti di pero.


Al posto delle forbici abbiamo inserito il puntello di ferro e poi abbiamo sagomato la base dei rametti in modo da poterli fare aderire allo spacco. A questo punto abbiamo inserito i rametti e rimosso il puntello andando a stringere immediatamente i rametti nel tronchetto.
E' bastato, infine, avvolgere l'innesto con una bustina di plastica allacciata con uno spago, in modo da proteggerlo dalle intemperie.


Devo dire le verità: all'inizio un po' mi sono impicciato a preparare i rametti...bisogna prenderci la mano per fare una sagomatura come si deve. Al terzo tentativo, infatti, il rametto l'ho affilato a regola d'arte!!!


Ora stiamo aspettando la primavera: se la fortuna ci ha assistito, tra qualche settimana sbocceranno i fiori e vorrà dire che tra un paio d'anni mangeremo le prime pere...altrimenti è tutto da rifare. Magari chiederò a zì 'Chele di fare un'eccezione e di aiutarmi a fare ancora un ultimo innesto!