11 gennaio 2015

Un maestro di fotografia, un maestro di umiltà: Tony Vaccaro

Io lo so troppo bene come usano fare i molisani dalla mezza età in su: escono la mattina e poi, dopo pranzo, riescono in piazza fino a quando inizia a fare scuro. Da lì si spostano nei bar per la partita a tre sette, per un bicchiere di vino e per qualche brutta parola contro la politica o gli arbitri. E questo che dico è una delle poche certezze che ho perché di paesi ne ho girati tanti, in tutte le stagioni ed in tutti i giorni della settimana!

Siccome ho saputo che Tony Vaccaro era in visita nella sua cara Bonefro, ho pensato di andare a trovarlo. Ero più che sicuro che nel primissimo pomeriggio di un caldo sabato di gennaio lo avrei trovato nella piazza del paese a chiacchierare con i vecchi amici. Arrivato a Bonefro c'erano tutti in piazza, tranne Tony Vaccaro!
Ho chiesto un po' a tutti "Sa dirmi se il fotografo Tony Vaccaro è in giro per il paese? Sa dirmi se riuscirò a trovarlo qui?" Ma nessuno ha saputo rispondermi (ahimé, qualcuno non riusciva a capire di chi stessi parlando).
Poi, finalmente, un primo segnale: un signore curioso mi ha chiesto "Chi cerchi? U merecane?" Certo, io cercavo proprio "l'americano", ma neppure in questo caso ho ottenuto informazioni.
Un po' preoccupato di non riuscire a trovarlo ho iniziato a girarmi intorno cercando di intercettare i suoi capelli bianchi e nel frattempo mi sono avvicinato ad un signore che, ascoltando la mia domanda, ha preso il suo Nokia 3310 ed ha composto un numero: "Mo chiamiamo al parente che lo ospita, vediamo se ti fanno andare...telefono spento!"
E pure questa volta non avevo risolto nulla. Di colpo questo signore qui, Antonio, mi ha detto di andare con la mia macchina a casa di una signora molto vicina a Tony. Siamo andati e la gentilissima Graziella ci ha immediatamente detto dove potevamo trovare il maestro Vaccaro: era a pranzo dalla fioraia la quale era stata immediatamente messa al corrente della mia visita. Tony Vaccaro era lì ad aspettarmi.
Due minuti più tardi, salita una lunga scalinata, siamo entrati nella sala da pranzo piena di invitati. A capo tavola c'era il grande Vaccaro, immerso in uno dei suoi racconti pieni di passione.
Nel suo italiano quasi perfetto, completato con vocaboli inglesi, mi ha detto: "Ciao! Prendi una sedia, mettiti qui vicino. Vogliamo bere dello champagne?"
Un'accoglienza che mi ha lasciato a bocca aperta: uno spirito ospitale ed aperto a conoscere nuove persone.
Da quel momento in poi il tempo è volato ma per molto più di due ore Tony Vaccaro mi ha raccontato delle sue foto, della sua vita, dei suoi sogni di bambino e di come la sua voglia di fare il meccanico che disegna auto e motori si sia trasformata in un'avvincente vita da fotografo di guerra e di moda.
Abbiamo brindato, mi ha firmato un libro, gli ho regalato il libro dell'associazione fotografica sulle manifestazioni molisane, ed abbiamo fatto una fotografia insieme; la fotografia n.597 scattata dalla mia reflex.


Poi ci siamo spostati al museo a lui dedicato e lì, con il nostro umile libro sempre tra le mani (non perdeva occasione per ringraziarmi del pensiero), mi ha raccontato delle sue fotografie. C'erano degli ospiti lì, persone che lo conoscevano bene. Eppure ha avuto il garbo di non lasciarmi mai in disparte. Ad un tratto, con un buffetto sulla guancia, mi ha detto che, se volevo, potevo scattargli il ritratto che gli avevo chiesto, davanti alla fotografia che più mi piaceva.


Un attimo dopo lo scatto, essendo un po' stanco, mi ha firmato l'agenda, mi ha calorosamente salutato, ha rimesso la coppola e con le sue scarpette da ginnastica ha ripreso la strada di casa con un passo vispo da giovanotto...sempre tenendo stretto tra le mani il libro che gli avevo regalato, incredibile.
Potrei appuntare sue questa pagina tutte le storie che mi ha raccontato sulle fotografie che mi ha fatto vedere, ma non saprei farlo come lui.


Ha detto che tornerà, non dobbiamo preoccuparci, tornerà. Ed io lo aspetto perché vorrei ancora parlare con lui e ringraziarlo per il pomeriggio meraviglioso che mi ha regalato.