28 maggio 2012

Volare in alto con un treno!

Viaggiare in treno mi mette nostalgia anche se non so di cosa. C'è un binario che mi parte da dentro e viaggia all'indietro verso il piccolo casello di Bosco Redole di Vinchiaturo. Era qui che il mio bisnonno viveva. Ed era qui che lui lavorava accendendo ogni sera le fiammelle dei segnali ferroviari. Addirittura, nel dopoguerra, Bosco Redole divenne proprio una fermata ferroviaria su sua richiesta visto che aveva necessità di far salire i suoi numerosi figlioli per mandarli a scuola!
Chissà quante volte il treno avrà fischiato arrivando davanti al casello. E quel fischio lo ha accompagnato per tutta la vita. In qualche modo, anche il suono del treno che corre sulle rotaie è rimasto impresso dentro di lui ed è come se ce lo avesse trasmesso "geneticamente"! Forse la nostalgia di cui parlavo è legata ad un tempo che non c'è più ma che mi sembra di aver vissuto.


Girovagando in rete ho trovato una locandina che parlava di una "Transiberiana italiana". Un tratto ferroviario, ormai dismesso, che una volta collegava Isernia a Sulmona. Purtroppo questo percorso è momentaneamente disattivato al traffico ferroviario perché, così si giustifica, è poco utilizzato. E pensare che mio padre lo prendeva spesso quando, a vent'anni, andava e tornava dalla caserma dove ha fatto il militare!


Non c'ho pensato neppure un attimo ed ho deciso di prendere contatto con l'associazione "Le Rotaie" di Isernia che voleva organizzare la riapertura, per una giornata, di questa tratta!
Da quando ho comprato il biglietto non c'è stato giorno che non ho pensato al viaggio che avrei fatto. Un pensiero fisso, un'idea affascinante, un ritorno al passato. Ho trovato in giro le fotografie più diverse di chi quel viaggio lo faceva per lavorare, per tornare a casa o per spostarsi semplicemente da un posto all'altro. Per quanto fossero belle tutte quelle immagini della realtà, nella mia fantasia ce n'era sempre qualcuna che si costruiva da sola. Ero convinto che quel percorso di montagna fosse ancora qualcosa di più...


Il 27 maggio, ore 8.51, la Transiberiana italiana è partita da Campobasso e, la sopra, c'eravamo anche io ed Antonio. Sulle spalle nulla di più di uno zaino (con un panino e l'acqua) e la borsa della macchinetta. Sul sedile del treno, sopra un post-it, era segnato il numero del posto: 32.


Qualche chiacchiera per ambientarci nel vagone e poi subito giù il finestrino a respirare l'aria di maggio sballottata tra i fianchi del treno e gli alberi verdissimi allineati a bordo binari come i tifosi del Giro d'Italia! Rami così accostai ai ventri del treno da riuscire a battere il cinque alle mani dei viaggiatori più incoscienti!


Tenere le braccia fuori dal finestrino di un treno da lo stesso senso di libertà che si prova stando immobili con le braccia alzate sotto la pioggia di agosto. Sono quelle cose che forse "non si fanno" ma che poi "...tanto per una volta..."! Fuori dai vetri ti senti il vento che quasi ti stacca i capelli; che ti socchiude gli occhi; che ti comprime le guance e ti cambia la voce!


Nel frattempo quella carovana veloce e di lamiera scalda le rotaie e le lavora. Ne senti il rumore tagliente e così poco tecnologico. Ascolti con stupore il fischio di libertà che parte dalla testa del treno mentre attraversa le campagne e saluta le persone che lavorano la terra e che si girano a salutare.
Rabbrividisci quando quel fischio prende le sue responsabilità ed annuncia l'arrivo in stazione con un suono più serio e deciso!
Mi sarebbe bastato questo per tornarmene a casa felice. Ed invece è stato molto di più e ve lo racconto.


La nostra "Transiberiana" ha iniziato a scalare le sue colline e le sue montagne e, via via, ha fatto sosta in tutte le stazioni che incontrava. Si aprivano le porte e noi tutti giù a scattare fotografie e a guardarci intorno! C'era chi immortalava il nome e l'altitudine della stazione, chi faceva uno scatto al treno e chi, semplicemente, si faceva una foto affacciato al finestrino.


Cinque minuti e poi via, di corsa a salire per le scalette e tornare nella carrozza perché il capotreno aveva fischiato! Dopo le prime volte avevamo capito che quel treno non c'avrebbe lasciato a piedi, ma lo sfizio di affrettarsi e di correre come forsennati al proprio finestrino era diventato un'abitudine, un rito. Ed anche il capotreno trovava divertimento a soffiare nel fischietto.


Più di cento persone sul treno, ma chissà quante in mezzo ai prati e in piedi davanti alle stazioni: non pensavo che un treno potesse attirare così tanta attenzione! A quel tracciato la gente doveva essere davvero affezionata. Ho capito qualche chilometro più avanti la ragione di questo forte legame: probabilmente per quella via ferrata avevano lavorato duro i nonni e i padri.


Gallerie lunghe e ripetute; ponti costruiti sui fianchi più difficili della montagna; tracciati ricamati nella natura come i disegni fatti all'uncinetto.


Il tutto con una sensibilità ed un rispetto per la natura che oggi ci sogniamo! Un percorso così non può essere chiuso. Sarebbe una scostumatezza imperdonabile nei confronti del nostro passato. Io non ci sto affatto. Addirittura qualcuno dice che potrebbero sparire anche le rotaie!!! Ma come sarebbe?! Quei binari hanno fatto le radici; quelle rotaie vivono lì. Ci VIVONO! Fanno parte del paesaggio, dell'ambiente, dell'ecosistema!


E lo sanno anche gli animali che ci pascolano intorno. Ho visto mucche trovarsi impreparate al passaggio di un treno che ormai non vedevano più da tempo. C'erano papaveri vestiti con eleganza a sventolare il cappello vedendoci passare!


Io, nel frattempo, non mi sono lasciato scappare l'occasione di vedere da vicino l'ambiente dove si premono i bottoni e dove si decide se dare fondo all'accelerata o se usare la prudenza del freno. Infatti, sopratutto su un percorso di montagna come questo, il freno è indispensabile per evitare di prendere velocità, uscire dai binari e volare a valle come il cartone animato "Galaxy"! C'è un punto del tragitto in cui spunti sopra un ponte e di sotto vedi Sulmona! Sei la sopra come un aereo...roba da togliere il respiro!


Il mio più grande desiderio era quello di suonare il fischio del treno, ma non ho trovato nessuno a cui poter chiedere. Che peccato...


Alle prese con le mie fantasie non ho trascurato sicuramente ciò che accadeva nella mia carrozza! Nelle turbolenze generate dai venti entranti dai finestrini le persone, tutte con i capelli attorcigliati, guardavano fuori dalla finestra, oppure leggevano un libro oppure (incredibile) si facevano un bel sonno a bocca aperta!!!  Magari si svegliavano quando il treno frenava e c'era la possibilità di scendere. Oppure si fermava sotto le gallerie, alcune delle quali davvero suggestive!


Chi pensa che questo treno sia un carretto di anziani nostalgici come me si sbaglia. C'erano bambini di tutte le età a guardarsi il viaggio da dietro le porte!!! Erano lì scalpitanti pronti a scendere alla prossima stazione!
Perché poi i bambini ci vanno pazzi per il treno. E gli scrollano di dosso tutta quella nostalgia che altrimenti non riuscirebbe completamente a sbuffare.


C'è stato un momento che rimarrà impresso dentro di me per sempre, per tutta la vita. Sulla rotaia del ritorno, non ricordo in che stazione, c'erano cinque bambini di una vitalità e di una semplicità disarmante. Ci salutavano, ci sorridevano, ci facevano le feste...quando il treno ha riacceso i motori per riavviarsi quei bambini, con la loro vocina, hanno gridato dentro l'aria raffrescata e rimbombante di una montagna: "Suonaaaaa...Suonaaaaa...Suonaaaaaaaaaaa!!!" poi il treno ha fischiato...chissà se per l'ultima volta.


8 commenti:

  1. Un racconto bellissimo corredato da ottime immagini, grazie per avermi fatto vivere questa esperienza :-)

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  2. Complimenti per racconto e foto! Molto suggestivi entrambi! :-)

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  3. I miei complimenti per il racconto e per le eloquenti immagini con cui lo hai accompagnato. Spero anch'io che quello che hai sentito non sia l'ultimo fischio della nostra amata "ferrovia della buona gente"...

    Ciao artista!

    Mario

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  4. rino savastano29/05/12, 17:35

    Ti faccio anch'io i complimenti per questo bellissimo racconto.
    Ciao Stefano

    Rino

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  5. Ehi!!! Ma che bello!!! Quattro amici sono passati a salutarmi e, noto con piacere, che non si sono annoiati leggendo queste righe! Grazie ragazzi! La prossima volta, se riorganizzano il treno, dobbiamo andare insieme!!! Ci state?

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  6. Ciao Stef keep up the great work two thumbs up spero Che mi capischi hahaha ciao fratel

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  7. Come sempre riesci ad essere un poeta....con le parole e con le fotografie!!! ciao nipotino!

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