.:Guida al reportage:.

Non voglio avere la presunzione di dare delle dritte a nessuno perché non credo di avere qualcosa da insegnare a chi, come me, ama la fotografia. Piuttosto vorrei proporre una serie di appunti che posso sempre modificare, arricchire e riproporre dopo ogni uscita fotografica. Chissà che tra 1.000.000 di scatti tra un reportage e l'altro non abbia imparato qualcosa di importante o abbia scoperto almeno un piccolissimo segreto della fotografia...Se dovesse capitare sarete i primi a saperlo!!!


Guida al reportage - Fase 1: INFORMAZIONE

Lo dicono e lo scrivono tutti: bisogna sapere dove si va e bisogna cercare di immaginare quello che ci si può trovare davanti. Ho un sacco di libri sul Molise, quindi quando si tratta di girare dalle mie parti posso dire di essere quasi ferratissimo! Però se voglio raccontare un luogo con tutte le sue situazioni devo cercarmi un po' di notizie e il web ne è una fonte incredibile. Quindi la prima operazione è capire da subito la situazione che si troverà leggendone le radici, le motivazioni, gli obiettivi e lo spirito dei protagonisti!!!
Poi io faccio così: vado su Flickr e cerco e guardo tutte le foto scattate all'evento a cui sono diretto (o qualcosa di simile). Questa operazione può dare sicuramente qualche spunto e, dando un'occhiata anche agli exif delle fotografie (exif = dati di scatto), si può anche cercare di capire con quali lunghezze focali sono ottenute le foto migliori. La fase è utile per fare i "bagagli" prima di partire.
Va sicuramente dato uno sguardo al meteo "ora per ora" per valutare se potrebbe essere utile portare un filtro polarizzatore, un filtro ND, dei cookie gelo più per proteggere gli strumenti dalla pioggia, capire se si arriva con il sole già tramontato e quindi stabilire la necessità di un cavalletto per evitare (o favorire) foto mosse.
Su Google Heart guardo che strada mi tocca fare per arrivare sul luogo del reportage. Non è tanto la paura di perdermi la mia (perché tanto mi perdo anche con il navigatore) più che altro può essere importante sapere se la strada che si fa sia panoramica, se passi per boschi, per valli e se presenti spazi per accostarsi a fare due scatti anche via facendo. Questa operazione può essere d'aiuto anche se alla fine la realtà è tutta un'altra cosa.



Guida al reportage - Fase 2: LA COMPAGNIA

Vivere una manifestazione con altre persone è sicuramente piacevole ma forse è il momento di fare una bella lista con le compagnie da evitare e da tenersi strette!!!

Diffidare dalle persone che conosci che:

- non amano la fotografia;
- non sono interessate all'evento;
- chiacchierano e richiedono attenzione...sennò si offendono!!!
- hanno sempre problemi di orari e quindi "...maaaa...tra mezz'ora ce ne andiamo?...ma quando finisce qua???";
- non sono disposte a sporcarsi, arrampicarsi, correre e saltellare di qua e di la;
- si perdono e quindi il tempo a disposizione se ne va per cercare il posto sperduto dove sono andati a finire!!!

Diffidare dalle persone che trovi sul posto che:

- ti dicono di aspettare lo spettacolo dove stanno loro: il fotografo sei tu e, al di là dei consigli sempre ben accetti, gli eventi vanno vissuti non solo restando fermi ma anche immergendosi nelle situazioni;
- ti offrono da bere...alcolici!!! Nei paesi molisani rischi di non fare nemmeno una foto se non al bicchiere e alla bottiglia;
- ti chiedono le impostazioni fotografiche che stai usando: puntualmente trovi quelli che prima ti criticano e ti fanno innervosire e poi sono i primi ad usarle!!!

Sono consigliate le persone che conosci che:

- sono del posto e ti sanno portare dietro le quinte di quello che accadrà: gran parte dello spettacolo è quello;
- fotografi o escursionisti con cui c'è feeling e non occorre dirsi che "la festa la chiudiamo noi!!!";
- stanno bene anche con un panino e sanno adattarsi senza lamentarsi;
- sono disposte ad aiutarti.

Sono consigliate le persone che conosci sul posto che:

- sanno farti da guida;
- ti coinvolgono anche direttamente in qualche piccola iniziativa istantanea;
- le Rock star (vedi articolo).

E' sconsigliabile andare in giro in troppe persone: due o tre compagni di viaggio sono un numero accettabile. A volte è anche meglio andare da soli per seguire al meglio il proprio intuito e prendersi tutte le responsabilità se il reportage non ci ha soddisfatto.



Guida al reportage - Fase 3: L'INVISIBILITA'

La polvere magica per diventare invisibili non l'ha impacchettata ne Nikon, ne Canon, ne qualsiasi altro colosso mondiale della fotografia!!! Eppure sarebbe cosa assai gradita per i super eroi moderni e per noi amanti del reportage...però si può imparare ad essere invisibili e bisogna farlo bene perché è l'unico modo per poter catturare gli istanti senza provocare disagi ed imbarazzi che potrebbero falsare un reportage.
Per essere invisibili si può tenere la barba, ve l'assicuro io!!! E' indispensabile, però, avere rispetto e delicatezza nei confronti dei protagonisti (vedi l'articolo) in modo che possano interpretare la loro parte senza preoccupazioni. Capita a chiunque di incepparsi mentre si fa una cosa con la quale si ha grande confidenza e si ha davanti qualcuno che ci squadra e ci controlla...
Nei limiti del rispetto bisogna sapersi conquistare un po' di "confidenza" con i soggetti. A volte è utile fare due chiacchiere tenendo la macchinetta dentro la borsa per instaurare un rapporto amichevole con chi comparirà nelle nostre istantanee. Sicuramente aiuta fare domande sul posto, sulla tradizione, sul personaggio: la cosa lusinga i protagonisti e magari ci da pure qualche consiglio e qualche spunto su cui lavorare durante il reportage.
Se non si ha questa possibilità si deve cercare di far abituare l'occhio dei protagonisti alla nostra presenza: davanti a loro basterà scattare un po' di foto di qua e di la senza puntargli l'obiettivo contro. Così facendo non  daremo più alcuna preoccupazione ai soggetti e ci saremo conquistati tutta l'invisibilità che ci serve!
Tanto per fare un esempio: se indosso il vestito da Arlecchino ed esco in piazza, in un primo momento avrò gli occhi di tutti addosso ma poi, piano piano, gli occhi di tutti si abitueranno ai miei colori e dopo un po' non susciterò più troppo interesse (devo provare 'sto fatto)!!!
Una sola accortezza è necessaria per ottenere questa virtù: bisogna stare sul posto con più anticipo che si può!



Guida al reportage - Fase 4: PROGETTO

La vita è imprevedibile e perciò non conviene fissarsi troppo su quello che può succedere anche davanti alla nostra macchina da presa. Alcuni obiettivi, però, ce li possiamo porre...e chi ce lo vieta?!
E' il nostro modo di essere oppure è come ci siamo svegliati che ci spinge ad essere dei fotografi attenti alle minime espressioni emozionali oppure fotografi che preferiscono non entrare in confidenza con gli attori riprendendo in maniera distaccata una certa situazione.
Non si può dire che una scelta sia giusta e l'altra meno. Si tratta solo di stabilire il grado di approfondimento del reportage: emozionale o descrittivo. Teoricamente basterebbe poco ad attuare ciascuno dei due approcci: nel primo caso (reportage emozionale) basterebbe scegliere obiettivi di grande lunghezza focale, oppure effettuare riprese molto ravvicinate direttamente da dentro la scena. Nel secondo caso (reportage descrittivo) basterebbe un punto di presa più "lontano" e meno confidenziale. Magari arrampicati sopra un balcone!
Nella realtà sono i particolari che si cercano e che si trovano a determinare la tipologia dello scatto ed è conveniente arricchire il reportage con foto emozionanti e foto descrittive in modo da restituire un quadro generale della storia.
Se la mamma non ci avesse detto che cappuccetto rosso aveva un vestito rosso, come si sarebbe chiamata la storia??? L'importanza della descrizione...
Se la mamma non ci avesse detto del naso grande, delle orecchie grandi, degli occhi grandi, ecc, avremmo capito chi c'era nel letto della nonna? L'importanza dei particolari e quindi delle emozioni!
Nel "progetto" si deve pensare di dedicare un bel po' di spazio ai "fuori onda" e "dietro le quinte". Certi momenti li vivono i protagonisti, da soli. E quei momenti nascondono ansie, momenti di tensione, sorrisi, congratulazioni o rimproveri. Un reportage darà soddisfazione quanto più completo sarà.
Scattare 500 fotografie tutte in un'occasione non deve farci pensare che non c'è sfuggito manco un secondo  del racconto e che il tutto funziona! A 'sto punto uno comprava una telecamera e faceva il filmino cogliendo momenti belli e brutti tutti insieme!!! Personalmente ho la cattiva abitudine di riempire una, due, tre schede di memoria e di gettare nel cestino un sacco di schifezze. L'autocritica è un punto a favore ma bisognerebbe cercare di progettare delle uscite con un numero limitato di scatti. Il rullino era un amico ed un nemico: 36 scatti al massimo...come uscivano, uscivano...! Dunque massimo impegno, creatività a palla ed attenzione scrupolosissima. 36 istanti, sul posto, non sono molti36 foto, al computer, sono tantissime e rischiano di raccontare una storia troppo lunga! In definitiva bisognerebbe partire da casa con l'obiettivo di non eccedere nelle foto destinate alla spazzatura e di godersi una ventina di scatti ben composti e raccontati.


Guida al reportage - Fase 5: LA ROCK STAR

Ad un concerto non ci vado per guardare tutto il tempo verso il pubblico ne, tanto meno, per guardare solo il palco: ci vado perché tutto lo spettacolo è stato programmato per esaltare la rock star!!! Quindi se canto con lei, se guardo il palco come l'habitat delle sue canzoni e se mi butto nella mischia che balla, sono sicuro di divertirmi e di scattare con la mente delle fotografie indimenticabili!
Ecco, il reportage è la stessa cosa: bisogna cercare di individuare la "rock star" (anche un gruppo di rock star) che, da sola, può raccontare tutto di una storia. Non necessariamente dovrà essere il protagonista della manifestazione: può essere un bambino curioso oppure un anziano ancora affezionato ad una tradizione. Può essere un fotografo o un giornalista che si integra perfettamente con l'atmosfera o semplicemente un soggetto particolare nei lineamenti, nell'abbigliamento o negli accessori (una bandiera, un gadget, un binocolo, ecc.). Se si ha la fortuna e l'occhio di individuare un soggetto di questi sarà tutto più semplice e basterà seguirlo per tutto il tempo e raccontare la realtà attraverso le sue emozioni manifestate.
Non c'è dubbio che gli scatti rubati, magari scattati mentre il nostro soggetto non ci vede, saranno i migliori perché riporteranno le espressioni più spontanee.
Cento scatti alla "rock star" sembrano tutte uguali, anche se non lo sono. Cinquanta sono tremendamente noiose. Venti cominciano a non essere più originali. Quindi? Bastano sette/otto scatti per ottenere il massimo da un soggetto, ovviamente in ambienti e situazioni diverse, magari con punti di vista sempre alternativi.
"Pedinare" un soggetto ha un altro vantaggio: si è "costretti" a seguire un percorso evitando di restare fermi ad aspettare che davanti ai nostro occhi si avvicendino tutti gli attori di una situazione.
C'è una sorta di modo di dire che condanna chi corre sotto la pioggia a bagnarsi di più di chi cammina...nel fotoreportage succede che chi scappa di qua e di la si perde tanti particolari che avrebbe potuto cogliere attendendoli con pazienza davanti ai propri occhi! Girare intorno ad un protagonista aiuta, sicuramente, a rubare tante espressioni istantanee. Attenzione! Questo non vuol dire che di tanto in tanto non bisogna voltare l'obiettivo verso altre scene!!!


Guida al reportage - Fase 6: CARTOLINE E RITAGLI

Un giorno diventeremo tutti più o meno smemorati. Io lo sono già!!! Sarebbe un peccato dimenticarsi dei luoghi in cui si è stati ma non c'è pericolo: una reflex può aiutare un bel po'! Basterà scattare delle "foto d'insieme" verso il paesaggio nudo e crudo, dentro il borgo, ad un monumento, ad un bar vissuto da gente del posto. Aggiungerei anche qualche ripresa che in maniera più ampia possibile mescola la manifestazione nel luogo: solitamente si tratta di istantanee poco piacevoli da guardare ma sono come un "post-it" che in un solo colpo ci richiamano alla mente un insieme di momenti. Saranno foto spedite al futuro come tante "cartoline"!!! Inviate come per dire: "Sono stato qui ed è fantastico!!!".
Non bisogna dimenticarsi di queste foto in un reportage perché tutto il "palcoscenico" testimonia un momento storico che non si ripeterà più.
Oltre alle "cartoline" è buona cosa collezionare anche un po' di "ritagli" di vita vissuta che esula dall'evento che si fotografa: i turisti incuriositi o smarriti nella folla, bambini che strillano o che sorridono, gente del posto che osserva con attenzione i forestieri. Le cartoline ed i ritagli a rendono la storia "imperfetta" e cioè non esattamente coincidente con un schema...questa imperfezione è la cosa più bella da cogliere e raccontare in un reportage.