12 giugno 2013

Camera (poc)oscura

Faccio un po' di conti. Più o meno avrò scattato circa 70.000 (si legge settantamila!!!) fotografie: bruciate, mosse, sfuocate, insignificanti, significative, in famiglia, dentro e fuori casa. Scattato...
Ma quante foto ho "fatto"?! Voglio dire: quante immagini mi son venute fuori dalle mani? Da stasera posso dire che ne ho tirate fuori circa 20 (si legge venti!!!).

Qualche settimana fa, una persona carissima, mi ha telefonato per dirmi che in soffitta aveva trovato l'ingranditore che mi aveva promesso e che potevo andare a prenderlo quando mi riusciva. Così l'ingranditore e diverse buste di accessori hanno trovato momentaneamente posto sui sedili della multipla di famiglia.


Stasera, dopo un po' di tempo, l'ingranditore è entrato in funzione in una camera oscura improvvisata nel salone della mia casetta di campagna. L'ambiente, anche con le persiane chiuse, generalmente si arrende a pochi ma insistenti raggi di luce. Ho preso il blocco delle note ed ho segnato, sotto il titolo "da comprare" la prima cosa: "SACCHI DA SPAZZINO", quelli nerissimi facilmente applicabili sui vetri delle finestre per opporsi all'invadenza della luce.
Ho preso una lampada da comodino, ho sostituito la lampadina semplice con quella rossa e...niente! Ho ripreso il taccuino ed ho segnato: "LAMPADINA ROSSA". Senza di quella non è che si può andare lontano e allora mio padre ha trovato una busta rosa di quelle che si usano per la spazzatura. Come dei veri professionisti abbiamo messo al governo l'arte dell'arrangiarsi: con il sacchetto rosa abbiamo coperto la luce della cappa della cucina ed è venuto fuori un ambiente rossiccio tendente all'arancio!

Ma sul resto ero attrezzatissimo: sapevo perfettamente che in camera oscura è importante avere l'acqua nelle bacinelle a temperature ben calibrate. Ricordavo che mia madre, quando faceva il bagnetto a mio fratello più piccolo, immergeva il gomito nella vasca e si regolava. Io sono stato più preciso di lei: ho comprato un bel termometro a forma di pesciolino...proprio quello che le mamme usano quando fanno il bagnetto ai bambini!!!
A questo punto ho tirato fuori dal borsello il soffietto porta negativi già sviluppati di un rullino a colori. Come potete leggere, sono stato un maniaco della precisione: praticamente, di tutte le regolette che girano sul web (buio totale, lampadina rossa e pellicola b/n per stampe in b/n) non ne ho rispettata manco una. Arronzone.

Per quanto sia notoriamente romantico, deluderò le vostre aspettative quando non scriverò de "...l'odore degli acidi e del loro fascino...", de "...l'emozione che ho provato quando ho visto comparire la foto..." e così via! Gli acidi che ho comprato, a quanto pare, non puzzano di niente. Mi sono messo a "sniffarli" a tutta forza ma non sono riuscito a sentire niente. Non so se il progresso ha inciso su questa cosa oppure se sto perdendo il fiuto.
Riguardo alle emozioni, invece, credo che le più grandi le ho provate perché questa esperienza l'ho vissuta con mio padre. Per lui è stato come tornare indietro di vent'anni, quando aveva la passione per la fotografia e gli scatti se li stampava in soffitta. Ero piccolissimo ma c'ero: c'ero perché nelle sue stampe in bianco e nero, di tanto in tanto, spunto anche io e vado orgoglioso di quei ritratti.

Per me, invece, stampare le foto di questa sera è stato come costruirmi un ricordo, di quelli che mai nessuno potrà toglierti da dentro. Sono ricordi passati per lo lo sviluppo e per il fissaggio!!!
Non ho avuto bisogno di nulla; nessun libro guida o video tutorial. Con mio padre è così: si va ad occhio e sentimento senza badare troppo alle istruzioni o ai consigli degli esperti. Il tempo di impressione e di sviluppo si conta più o meno a mente, se proprio si deve. Ed io l'ho seguito senza dubitare un attimo.

La carta su cui abbiamo provato riporta il prezzo in lire. Si tratta di fogli di una ventina d'anni fa. Il primo di questi, siccome stava in cima alla risma, doveva essere bruciato ed infatti il tentativo iniziale ha prodotto un'immagine direttamente nerissima.
Il secondo giro è andato meglio del primo; il terzo meglio del secondo e poi via via a migliorare. Tanto per la cronaca, quando la serata di stampa andava a chiudersi, ecco che, magicamente, la lampadina rossa che fino ad allora era risultata non funzionante, si è allegramente accesa provocando imbarazzo alla busta rosa che aveva umilmente svolto il suo compito in maniera egregia. Ormai, però, il grosso era fatto e l'orologio lasciava immaginare che mia madre, a casa, stesse sbraitando perché "Z'è fatt nott e qua nisciun z'aretira a magnà!!!" ("E' tardi e nessuno rientra a cenare!!!).

Abbiamo riacceso le luci ed ho pensato: "...facciamo un po' di foto a tutto il set e ai due stampatori!". Ho preso il telefonino, ho messo a fuoco e "TuRuTu". Batteria scarica. Questa sera, quindi: non ho scattato nulla; ho fatto una ventina di foto; ho passato delle ore meravigliose con mio padre. Meglio di così...

1 commento:

  1. Beh, aspettiamo il risultato di queste tue belle fatiche :-) Ho un amica che è appassionata di analogico e, soprattutto, delle cosiddette "toy camera" e similari, ti allego il link se vorrai curiosare:
    http://holgamydear.com/
    Ciao Stefano, alla prossima!

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