17 marzo 2012

Il paese delle fate

Avevo visto Castropignano solo da lontano, o meglio: dalla strada bifernina ero riuscito a scorgere solo il profilo frastagliato del castello e nulla di più. Un giorno caldo di passaggio tra l'inverno e la primavera non è l'ideale per trovare già la nuova stagione in fiore ma promette sicuramente di riempire i piccoli borghi molisani di persone anziane che si impregnano come spugne di tutto il calore del sole gentile. D'altronde, dopo uno degli inverni più nevosi degli ultimi anni, l'esigenza di scaldare le ossa è come l'appuntamento fisso con un medicinale!!!
All'entrata del paese c'è un bar e, da fuori, si vede che il gestore ha pensato di dare un tocco di modernità a quel luogo di incontro dei suoi compaesani. Un attimo dopo questa osservazione ecco davanti ai miei occhi una cabina telefonica sulla quale era fissato un appuntamento molto particolare con la Telecom: "Questa cabina sarà rimossa il...".


Cosa c'azzecca l'osservazione sul bar e su questa cabina? Che a primo impatto mi sembrava di poter concludere che quel paese lì volesse mettere un punto al passato e ripartire con una nuova "era moderna"! Immaginavo, quindi, di sentire forte la presenza giovanile e di addentrarmi in un centro storico rinvigorito dalla primavera delle generazioni.
Nella parte storica si entra attraverso un arco molto interessante e ben conservato. Camminando per il primo vicolo ecco un grande passo nella storia:


Una fotografia che vale quanto un documento storico...non tanto per la realizzazione che non ha nulla di particolare, ma per quello che testimonia.
Poco più in la, seguendo l'istinto di un maestro del ritratto in strada, l'amico Claudio, eccoci di colpo dirottati al centro degli sguardi di un gruppo di comari che chiacchieravano sedute davanti al belvedere naturale del paese.
In 200 metri di passi un salto dalla modernità, a Badoglio, alle signore che hanno assistito a tutta questa trafila!

 

Donne che, forse, vedendo il tempo che avanza e si evolve hanno quasi vergogna di raccontare ad un giovane quanto amano il loro borgo. O forse hanno tutta la tristezza di chi vede piano piano appassire e crollare giù i luoghi della loro infanzia. Basta qualche apprezzamento sul paesaggio, sull'aria buona o sulla bellezza della chiesa per rincuorare le donne e farsi raccontare un po' di più del loro piccolo mondo.


Si scopre che c'è una strada e una salita intitolate alle fate! Dunque qualcosa che ha a che fare con una magia raffinata e che affascina in maniera particolare. 
E quella magia la si ascolta tra un angolo e l'altro dove si sente confabulare le signore che d'un tratto ti ritrovi davanti come se ti stessero aspettando. 


Storie, uncinetto, pennichelle, panni stesi e chiavi vicino alle porte perchè tanto la ricchezza più grande non sta conservata nel comò o sotto il materasso. Non c'è nulla che si possa portar via o rubare ad un qualsiasi paese della nostra regione: il più grosso patrimonio sta nelle persone.


Persone che hanno paura solo della morte e quindi qualche volta non vogliono neppure farsi scattare una foto perché potrebbe essere l'ultima. Proprio quella che finisce nel quadretto più triste. Massimo rispetto.


Come tanti altri paesi del Molise, anche Castropignano ha la sua bella scalinata lunga, lunga, lunga ma mai difficile da salire.


Una scala così vuole quasi fermare il tempo e rallentare il passo per capire che nella vita non è poi così importante correre. Lungo la scala ci sono le case. E davanti alle case ci sono gli anziani sulle sedie di paglia. E lì la sosta è obbligatoria: è come una dogana in cui hai da dichiarare un pezzo di te. Una dogana da cui riparti con un carico di storie che prima non avevi!


Una sosta, poi un'altra e raggiungi sempre la parte più alta del paese. Da lì, ad esempio, Castropignano si mostra in tutta la sua bellezza: salire la scalinata è come entrare in confidenza con la coscienza del borgo che poi ti si propone in tutta la sua verità.

2 commenti:

  1. Bellissimo racconto corredato di immagini altrettanto belle. Ciao Stefano, spero di non dover attendere troppo per un altro post :-)

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  2. Un racconto nel quale si scopre la sensibilità di un molisano che vuole bene al Molise.
    Non ce ne sono tanti, uno di quelli è venuto con te a raccontare questo paese "d'oltrebiferno".
    Insieme avete aggiunto un altro pezzettino a quel puzzle che ognuno di noi collabora tutti i giorni a costruire con le proprie "figurine".
    Avanti così, urge.

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